Riprendiamo un interessante articolo di Luca Sciortino dal settimanale “Panorama”. Riteniamo utile riportare questa intervista del professor Alberto Albanese, perché ci offre una semplice disanima delle nuove prospettive terapeutiche riguardo la cura della malattia di Parkinson
Non sempre quando viene formulata la diagnosi di malattia di Parkinson occorre iniziare subito una terapia. Medico e paziente decidono insieme quando i sintomi diventano tanto gravosi da rendere necessaria la somministrazione di farmaci. Ciò dipende tra l’altro anche dalla situazione professionale, sociale o strettamente personale del malato.
Questo metodo prevede l’inserimento di un elettrodo in un punto definito del cervello. L’elettrodo viene poi collegato a un generatore d’impulsi (pacemaker) collocato sottocute nella regione anteriore e superiore del torace. Gli impulsi elettrici provocano una diminuzione dei sintomi.
Lo studio ha fornito evidenze precliniche che il Dimetilfumarato e il suo metabolita Monometilfumarato possono bloccare la neurodegenerazione dopaminergica nella malattia di Parkinson. Fonte: Journal of Neuroscience 2016
L’agenzia del farmaco ha diffuso due documenti con indicazioni pratiche sulle modalità di conservazione e di utilizzo dei farmaci, redatti per il periodo estivo in cui l’aumento delle temperature e i raggi solari possono comprometterne l’integrità.