Quando ti capitano giornate così

Di solito la prefazione di un racconto autobiografico, di un bel racconto come quello di Max Mezzadri, diventa una sorta di elogio dell'autore. Sfuggo volontariamente a tale banalità. Mi piace invece segnalare ai lettori come Max scriva "Vita": sempre in maiuscolo, riflettiamo!

Quando ti capitano giornate così

Cala la lunga maratona della giornata, oggi come ieri e come sarà domani, le cose non cambiano. Sono seduto avvolto dalla stanchezza e dai tanti dubbi che mi picchiano in testa. Sono gli stessi che mi porto con me da quando ho incontrato la mia nuova realtà. Oggi tremo più del solito, anzi tremo parecchio, tanto che non riesco ad avere il controllo sui movimenti fini, difficile lavorare ma insisto, cercando che lo sconforto non domini la mia esistenza.
C’è parecchio freddo, sono ancora in cantiere, fuori è buio, mi sto arrangiando con lampade di fortuna per illuminare dove sto operando. Passo a fianco di una vetrata e il bagliore della lampada provocano uno strano effetto che trasforma la finestra in uno specchio, appare la mia immagine sbiadita dove si evidenziano i segni dell’età e della sofferenza. Mi fermo e guardo con silenzio il mio viso stanco e triste, mi blocco davanti a quell’immagine, chiudo gli occhi, c’è tutto il silenzio del mondo nelle mie orecchie, il cuore batte un po’ più del solito, è la paura, la consapevolezza di una debolezza che fa da padrona, una sensazione strana che non mi ha mai abbandonato.
È dura, tremendamente dura, continuo a specchiarmi e riaprono gli occhi, sospiro, fisso con lo sguardo quella figura ingessata, con i movimenti sempre più lenti e macchinosi. Tento di reagire, abbasso la luce, improvvisamente sparisce la figura dalla finestra, mi accorgo di avere dolori ovunque, quel bastardo mi sta portando via tutto. Ho la sensazione di essere legato con corde elastiche, cosa mi sta succedendo?
Che devo fare?
All’interno di quella casa nuda, umida e buia, c’è ancora un’anima con tanta voglia di vivere, adesso che la partita si fa sul serio, non è il momento di mollare ma di resistere alla tentazione di lasciarsi disperare.
In questo modo ho già segnato una sua sconfitta, mi tengo i disagi, la fatica e qualche dolore, ma non mollo la mia dignità la mia forza d’animo, la mia Vita, userò tutte le mie forze e darò battaglia per continuare a resistere.
Battaglia massiccia la nostra, malati di Parkinson, difficile farci capire e da far digerire a chi ci sta vicino, alle istituzioni che ti devono valutare e giudicare. Bisogna imparare a difendersi, a sopportare qualche umiliazione, non è giusto ma bisogna corazzarsi e armarsi di pazienza e volontà. La nostra Vita in un attimo si è rivalutata, ha un significato e un gusto diverso, è apprezzata qualsiasi sua sfumatura. La paura che se tutto va bene, è peggiore, fa di noi un popolo, una stirpe, di eroi, che ama veramente la Vita!

Massimiliano Mezzadri