È una guarigione dal Parkinson il fatto su cui si basa la beatificazione di Giovanni Paolo II

ROMA, 1 Maggio – Durante la veglia al Circo Massimo il giorno precedente la beatificazione, suor Marie Simon-Pierre ha raccontato alla folla di pellegrini come è stata guarita dal Parkinson grazie all’intercessione di Papa Giovanni Paolo II. La religiosa, dal...

ROMA, 1 Maggio – Durante la veglia al Circo Massimo il giorno precedente la beatificazione, suor Marie Simon-Pierre ha raccontato alla folla di pellegrini come è stata guarita dal Parkinson grazie all’intercessione di Papa Giovanni Paolo II. La religiosa, dal palco, ha ripercorso le tappe di una storia incredibile, una guarigione inspiegabile o, per i credenti, un miracolo. Anzi “il” miracolo, quello che ha permesso di beatificare Papa Wojtyla.

Sono colpita – ha detto suor Marie Simon-Pierre – dal fatto che la mia esperienza ha partecipato alla beatificazione di Giovanni Paolo II, e di poterlo testimoniare qui. La mia famiglia religiosa e umana dicono ‘grazie, Santo Padre!’. Quando mi è stato diagnosticato il morbo di Parkinson avevo molta difficoltà a guardare il Papa in televisione, rivedevo in lui l’immagine della mia malattia. Ma ho sempre ammirato la sua umiltà, la sua forza, il suo coraggio. Quando la malattia mi è stata diagnosticata, nel 2001 – ha raccontato, non senza commozione – avevo solo 40 anni. Il Papa era per me un pastore.
 Era vicino a tutti, ha sempre operato per la famiglia, per la vita e per la pace. Al suo decesso ho sentito un gran vuoto“.

Intanto la malattia progredisce inesorabile: “Il 2 giugno 2005 (2 mesi dopo la morte del Papa, ndr) sono andata a parlare con la mia madre superiora, per dire che non avevo la forza di continuare il mio lavoro, ero sfinita, volevo farmi sostituire. Ma lei mi ha detto ‘aspetta’. Quella notte ho scritto al Santo Padre, poi mi sono addormentata, e mi sono svegliata alle 4.30 di mattina dopo aver dormito bene, contrariamente al solito quando il dolore e l’insonnia erano sempre presenti. Mi sono svegliata e ho sentito che qualcosa era cambiato in me, sono andata a pregare i misteri luminosi di Giovanni Paolo II. Poi sono andata nella cappella per le laudi e l’eucarestia, e nel corso dell’eucarestia ho capito che ero guarita“. Un fenomeno inspiegabile anche per i neurologi che l’hanno esaminata senza sconti.

Fra moltissime segnalazioni – pare siano 271 quelle prese in considerazione dalla Santa Sede – è stata scelta come “prova” proprio la guarigione della suora francese affetta dalla malattia di Parkinson. Una vicenda che è stata vagliata con accuratezza, attraverso verifiche mediche e teologiche, prima della proclamazione del miracolo. Un miracolo che al momento rimane l’unico ad essere ufficialmente riconosciuto. Alla proclamazione di santità, infatti, concorrono solo i miracoli avvenuti dopo la morte, a prova della presenza del defunto in Paradiso, perché lì solo può intercedere presso il Signore.

Per tutte le altre segnalazioni, si può parlare “solamente” di grazie, molte delle quali sono state attribuite quando Carol Wojtyla era in vita. Ad esempio quella ricevuta da Heron Badillo, il bambino messicano guarito dalla leucemia dopo aver incontrato il Papa all’aeroporto, nel 1990. Oppure quando a Castel Gandolfo – nel 2002 – alla messa privata del Papa partecipa un americano gravemente malato di tumore che, accostatosi alla comunione, nel giro di poche ore vede il suo male scomparire. Un’altra testimonianza è un ragazzo polacco in carrozzella che riesce improvvisamente a camminare… Tante sono le testimonianze di guarigioni, ma anche di maternità insperate, arrivate dopo aver pregato Giovanni Paolo II.