555 giorni trascorsi ingiustamente tra carcere e ospedale psichiatrico

Nel 2009 Natascia Berardinucci viene arrestata per stalking, ma la causa del suo comportamento è la malattia di Parkinson e gli effetti collaterali di un farmaco. Lei però trova la forza di lottare contro una sentenza ingiusta, ma anche il coraggio di raccontare l'incubo in cui era precipitata nelle pagine di ben due libri: il primo "Ho tolto i chiodi dalle mie ali" e il secondo "Prigioniera della mia innocenza". Alla fine, l'incubo giudiziario in cui era precipitata Natascia si risolve con l'intervento del tribunale del riesame di L'Aquila che, il 28/6/2010 ha accertato la sua "non pericolosità sociale".

Nel 2009 Natascia Berardinucci viene arrestata per stalking, ma la causa del suo comportamento è la malattia di Parkinson e gli effetti collaterali di un farmaco.

Lei però trova la forza di lottare contro una sentenza ingiusta, ma anche il coraggio di raccontare l’incubo in cui era precipitata nelle pagine di ben due libri: il primo “Ho tolto i chiodi dalle mie ali” e il secondo “Prigioniera della mia innocenza”. Alla fine, l’incubo giudiziario in cui era precipitata Natascia si risolve con l’intervento del tribunale del riesame di L’Aquila che, il 28/6/2010 ha accertato la sua “non pericolosità sociale”.

Quando le è stata comunicata la sentenza assolutoria, Natascia era internata presso un OPG, ovvero quei famigerati ospedali psichiatrici giudiziari che lo stesso Presidente Napolitano definì, all’epoca della commissione d’inchiesta Marino, “inconcepibile in qualsiasi paese appena civile”.

Alla radice delle sventure di Natascia Berardinucci, su cui hanno infierito l’ottusità delle istituzioni, l’ignoranza e l’indifferenza di chi è preposto alla tutela della salute, c’è la malattia di Parkinson a esordio giovanile, diagnosticatale a 25 anni. La malattia viene trattata con un farmaco i cui effetti collaterali, noti al tempo solo alla comunità scientifica, possono causare disturbi della personalità.

Natascia dopo circa un anno che prende il medicinale, comincia a soffrire d’insonnia a essere irritabile e aggressiva e a essere compulsivamente dedita al gioco d’azzardo, senza che a nessuno venga in mente di collegare questi disturbi all’assunzione del farmaco contro il Parkinson.

Sta di fatto che Natascia, infermiera professionale presso il distretto sanitario di Sambuceto, persona dallo stile di vita encomiabile, che ha svolto volontariato oltre che a Chieti anche in Kenia, è arrestata il 30/11/2009, accusata di aver commesso atti persecutori (stalking), lesioni, danneggiamento e furto aggravato nei confronti dell’ex convivente.

A Natascia benché incensurata e affetta dal Parkinson – la cui terapia può aver alterato il suo comportamento fino al punto da farle compiere azioni impulsive – sono negati gli arresti domiciliari presso la clinica Villa Serena, struttura in grado di ospitare la donna, benché le perizie psichiatriche e le consulenze siano a suo favore. Natascia, che si è sempre proclamata innocente, rifiuta il patteggiamento che le farebbe ottenere la scarcerazione e una pena più lieve.

Nel nosocomio di Pisa, dove è mandata dopo il carcere a Teramo, i sanitari ignorano la diagnosi di parkinsonismo giovanile e le somministrano come terapia una fiala di Haldol, un farmaco che si dà ai pazienti affetti da schizofrenia, quindi nulla a che vedere con la sua patologia. Per giunta tra gli effetti indesiderati possibili, derivanti dall’assunzione di tale farmaco, sono compresi una serie di disturbi del sistema nervoso piuttosto gravi che possono colpire un soggetto sano, e a maggior ragione chi è affetto da parkinsonismo. Natascia peggiora, soffre, ha dolori dappertutto, non riesce più a muoversi

Natascia sporge una denuncia-querela alla procura di Pisa sottolineando il peggioramento della sua condizione clinica già compromessa dal Parkinson ad esordio giovanile, con peggioramento della motricità. Tutto questo è documentato da una denuncia-querela presentata da Natascia alla Procura della Repubblica di Pisa, che ha avviato un procedimento nei confronti dei responsabili. In seguito all’azione giudiziaria, la ASL n. 5 di Pisa, nel febbraio 2014 ha offerto alla donna un risarcimento irrisorio a fronte delle sofferenze patite.

Natascia dopo essere stata condannata nei tre gradi di giudizio, ha continuato la sua battaglia per ottenere giustizia fino a dover ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo. Dove può aver trovato tanto coraggio e determinazione Natascia? Forse nelle parole di Martin Luter King che Natascia ama citare: “Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.