Una gita all’Ulss

Il 15 gennaio u.s. mi sono recata assieme a mio marito (caregiver d'eccezione) all'Ulss di Mestre-Venezia per essere sottoposta alla prevista e sospirata (richiesta dal maggio 2013) prima visita per accertamento dell'invalidità civile e della certificazione ai sensi della Legge 104/95. Dopo la procedura iniziale molto veloce, ci siamo accomodati all'interno dell'ufficio destinato alla commissione prevista.

Il 15 gennaio u.s. mi sono recata assieme a mio marito (caregiver d’eccezione) all’Ulss di Mestre-Venezia per essere sottoposta alla prevista e sospirata (richiesta dal maggio 2013) prima visita per accertamento dell’invalidità civile e della certificazione ai sensi della Legge 104/95.

Dopo la procedura iniziale molto veloce, ci siamo accomodati all’interno dell’ufficio destinato alla commissione prevista. Dato che mi ero documentata riguardo al numero dei componenti della commissione (cioè 5) la prima sorpresa è stata quella di esserci ritrovati a interagire con un solo individuo, non meglio identificato (un UFO dell’Ulss) in quanto privo della prevista targhetta riportante il cognome e l’incarico. 

Lui, quando siamo entrati, stava con aria annoiata mischiando la documentazione da me prodotta e diligentemente separata per patologia e divisa in apposite cartelline. Dopo un misero saluto di accoglienza, l’individuo mi ha posto un coacervo di specifiche e profonde domande sulle mie patologie del tipo: “Lei signora ci vede bene? Come va con questo Parkinson? Lei lavora?…” e, dulcis in fundo: “Ma lei è sempre stata così robusta?”.

Che dire? Non so, non sono a conoscenza se questa sia in generale la tipologia classica di una visita di accertamento invalidità.

So invece che ho vissuto, prima di convincermi di effettuarla, un profondo travaglio interiore relativo all’eventuale riconoscimento di tali patologie, e di conseguenza di entrare a far parte del mondo della disabilità/handicap. Direi quasi una sorta di colpa nei riguardi di altre persone con problematiche superiori alla mia, quindi pensavo che la valutazione, vista l’importanza della materia trattata, richiedesse professionalità, serietà, specializzazione e sensibilità totalmente diverse, affinché la dignità mia di malata fosse preservata. Questo pensiero mi ha assillato fino a che, consultando il sito dell’Inps, ho deciso di chiedere delucidazioni in merito. E qui siamo veramente alla farsa…

Monica, del Call Center dell’Inps, con il suo linguaggio impostato e soprattutto molto professionale, alla mia specifica domanda del perché avessi trovato solo un componente della commissione, anziché 5, quasi stizzita rispondeva: “Ma signora, non è vero che deve essere composta da 5 componenti, ma dove l’ha letto? Molto probabilmente c’era talmente tanta gente che hanno ‘preferito’ sdoppiare la commissione piuttosto che mandarvi a casa…” e, avendo io chiesto come potevo sapere chi fosse la persona che mi aveva così amorevole ‘visitata’, lei rispondeva che la targhetta identificativa forse era stata ‘parcheggiata’ sotto qualche pratica e che comunque all’arrivo del verbale avrei letto tutti i nominativi della commissione… Molto probabilmente non avrò dubbi sull’identità, uno era e uno dovrebbe firmare.

Dopo queste risposte, io mi sono sentita su “Scherzi a parte” e francamente non ho avuto il coraggio di chiedere la motivazione delle altre domande perché ho temuto l’eventuale tipo di risposte…

Cose del genere devono farci riflettere, alla luce di quanto sta succedendo nei riguardi del nostro mondo. I componenti della commissione (Monica vatti a leggere le normative), sono 5, proprio per il motivo di assicurare una completezza e la verifica dello stato dell’individuo; altro aspetto inquietante è il fatto dell’enorme spesa effettuata dall’Inps per i controlli periodici relativi alle situazione già riconosciute. Gli stessi, potrebbero essere impiegati per l’assunzione di altri medici al fine di avere delle commissioni serie ed omogenee.

Infine volevo esprimere il mio disappunto per come sono stata trattata: la mia dignità di persona e di malata ha subito un duro colpo per quanto riguarda l’aspetto umano, profondamente offeso e calpestato, inizialmente da una procedura falsa e, successivamente al telefono, dall’ignoranza dell’operatrice telefonica, degno biglietto da visita dell’istituto che rappresenta.

Questo post l’ho scritto sostenuta da Gianfranco.
Paula