Effetti collaterali comportamentali ossessivo-compulsivi connessi ai farmaci, sono stati rilevati sino dal 1990, come l’ossessione per le pulizie, per il riordinare e il problema del gioco d'azzardo, segnalati come potenziali effetti collaterali dei farmaci agonisti della dopamina.

Effetti collaterali comportamentali ossessivo-compulsivi connessi ai farmaci, sono stati rilevati sino dal 1990, come l’ossessione per le pulizie, per il riordinare e il problema del gioco d’azzardo, segnalati come potenziali effetti collaterali dei farmaci agonisti della dopamina.

Uno dei primi report di collegamento tra Parkinson ed il gioco d’azzardo è stato prodotto da un gruppo di neurologi spagnoli, che, nel 2000, comunicarono che 12 pazienti, dopo aver iniziato la terapia sostitutiva della dopamina, avevano iniziato il gioco d’azzardo o avevano dimostrato un suo marcato aumento. Da allora, sono state pubblicati numerosi casi simili.

Il gioco d’azzardo patologico, classificato nel DSM-IV come un disturbo compulsivo, è definito come incapacità a resistere al gioco d’azzardo.

Da notare, come accennato, che anche altri impulsivi problemi di controllo come l’ipersessualità, lo shopping compulsivo, il mangiare senza limiti possono emergere nel corso del trattamento.

Alcuni pazienti possono essere colti da attività ripetitiva, senza alcuno scopo o da scrittura rituale, da forme di canticchiare, di scarabocchiare, trascurando la necessità di dormire o di alimentarsi.

Però dipende molto anche da come ha vissuto il paziente prima di cominciare la cura. Aver già manifestato questo genere di disturbi in passato è un campanello d’allarme e quindi un’anamnesi ben fatta è fondamentale. 

Gli esperti hanno cominciato a riconoscere i pazienti maggiormente a rischio per lo sviluppo di problemi impulsivi e il gioco d’azzardo appare più frequente nei pazienti più giovani, spesso con esordio precoce della malattia.
Da considerare, anche una storia personale o familiare di abuso d’alcol.
 


Di conseguenza è doveroso da parte del medico curante, in occasione di trattamento con farmaci agonisti della dopamina, avvertire il paziente e i familiari sulle possibili conseguenze di anomalie comportamentali e scavare a fondo nel passato del malato.