Alzheimer e Parkinson, nuovi studi e speranze di successo terapeutico

Il progresso scientifico non consiste nell'accumulo di verità, ma in una progressiva eliminazione degli errori, non consentendo mai di stabilire una conoscenza come certa e definitivamente acquisita. Progressi e insuccessi fanno parte del gioco, così come descrive l'articolo di Vladimiro Grieco su www.farmacianews.it il sito di Tecniche Nuove per i farmacisti.

È di pochi giorni fa la notizia che il colosso farmaceutico Pfizer abbandonerà la ricerca su nuovi farmaci per le malattie su Parkinson e Alzheimer.
«I nostri scienziati hanno lavorato per oltre dieci anni per identificare soluzioni terapeutiche per queste malattie», afferma il presidente Mikael Dolsten, «tuttavia, dopo che i nostri programmi hanno subito continue battute d’arresto, ci siamo trovati a dover fare i conti con l’assenza di quei progressi necessari che ci permettessero di sviluppare terapie veramente rivoluzionarie per i pazienti.»
Per questo motivo l’azienda ha deciso di dedicare le proprie energie e risorse economiche in altri campi.
La ricerca non si ferma
Tra questi c’è quello dei farmaci innovativi per la lotta al cancro, i vaccini contro infezioni potenzialmente letali, quali clostridi e stafilococco aureo e nuovi approcci terapeutici per le patologie infiammatorie croniche.
La notizia della Pfizer ha avuto grande eco mediatico. Tanto che è intervenuto anche il direttore generale di Aifa, Mario Melazzini per infondere fiducia ai malati e ai familiari di pazienti con malattie neurodegenerative. «Lo studio di nuove e più efficaci terapie è e sarà una delle principali priorità di salute a livello globale», ha precisato Melazzini. «Attualmente, infatti», afferma il direttore, «ci sono a livello mondiale ben 190 studi clinici sull’Alzhaimer, che coinvolgono 100 principi attivi. Di tali sperimentazioni 47 sono nelle ultime fasi di sviluppo, cioè sono in fase 3 o 4 di sperimentazione clinica. Potremmo assistere nei prossimi 5 anni all’arrivo sul mercato di molecole capaci di modificare il naturale decorso della malattia.»
Possibili future terapie sulla malattia di Parkinson
Anche per quanto riguarda il Parkinson ci sono importanti novità; tre in particolare sono gli studi che danno maggior speranza terapeutica.
Il primo riguarda un farmaco, l’exenatide, utilizzato nel diabete; recenti studi hanno messo in evidenza la sua potenziale capacità di bloccare il decorso della patologia di Parkinson.
Il secondo riguarda, invece, uno studio in cui è stata individuata l’alterazione nella fase iniziale della malattia di una proteina, deputata all’apprendimento motorio, la proteina alfa-sinucleina.
Infine il terzo studio riguarda una nuova terapia a base di neuroni ottenuti da cellule staminali riprogrammate (staminali Ips) sembra dare speranze di guarigione dalla malattia; essa sarà testata sull’uomo a fine 2018.
Vladimiro Grieco, 23 gennaio 2018.